Ci sono ottime ragioni industriali ed economiche per opporsi ai brevetti software; qui esamineremo però la questione da un altro punto di vista. Il software infatti non è un prodotto industriale tradizionale. Il software va a toccare la sfera della creatività, del controllo della propria vita, della libertà personale: vediamo perché.
Il software fa e farà sempre più parte della vita di tutti i giorni, ed è e sarà sempre di più strumento espressivo in ogni campo:
Scrivere, informarsi, giocare, suonare: queste sono attività sulle quali non possiamo scendere a compromessi per quanto riguarda la libertà di espressione, e sono tutte attività nelle quali il software accresce la sua influenza da almeno vent'anni, e questa crescita non accenna a rallentare, semmai il contrario. Per questo è importante che studiare il software, modificarlo, scriverlo sia liberamente possibile!
Ma c'è dell'altro. Il software non è solo strumentale alla libertà di espressione, ma è esso stesso espressione! Così come milioni di musicisti in tutto il mondo suonano per il piacere di farlo, senza remunerazione, ed anche coloro che lo fanno professionalmente lo considerano comunque un'attività creativa; così come avviene per scrivere poesia o prosa; allo stesso modo, per molti programmatori la scrittura di software è un'attività creativa, che ha molto in comune con l'esperienza artistica.
È questo aspetto creativo della programmazione che rende pericolosi socialmente i brevetti software: è come voler recintare delle aree della mente. È come brevettare una forma musicale o letteraria. Se Haydn avesse potuto brevettare la forma sinfonica, Mozart avrebbe avuto problemi economici a comporre le sue sinfonie, o non l'avrebbe potuto fare del tutto se non avesse ottenuto una licenza da Haydn.
I programmi
liberi
sono quei programmi distribuiti con una licenza che
rispetta e garantisce la libertà dell'utente: sono programmi che non
costituiscono un pericolo per la libertà di espressione.
Purtroppo i programmatori di software libero hanno già avuto problemi
pratici causati dei brevetti software, per esempio con i formati
gif
delle immagini, e da poco con il formato audio mp3
.
In entrambi i casi i detentori dei brevetti hanno effettuato una sorta
di imboscata, reclamando pagamenti solo dopo che gif ed mp3 erano
diventati degli standard. Caso diverso quello del programma di
compressione gzip
, nato dall'esigenza di disporre di un programma
di compressione libero; ricerche in letteratura e presso gli uffici
brevetti portarono alla scoperta di un algoritmo non brevettato.
Purtroppo una tale strada non è sempre percorribile: per esempio i
brevetti attualmente coprono ogni possibile implementazione di
compressori o lettori nel formato video mp4
.
E potrebbe accadere di peggio: i brevetti software potrebbero essere utilizzati in futuro come mezzo tattico per strangolare commercialmente il software libero. Le grandi imprese, grazie a scambi di licenze, formano accordi di non belligeranza che funzionano come cartelli, ma non sono soggetti alle normative antitrust. Assieme alle piccole imprese del software, anche il software libero è escluso da questi accordi. E se il software libero dovesse morire, sarebbe un colpo alla libertà di tutti noi.
scritto da Francesco Potortì per l'Associazione software libero
Copyright © 2003 Francesco Potortì
Ultima versione ipertestuale disponibile su <http://fly.isti.cnr.it/sl/brevetti-liberta>
La copia letterale e integrale e la distribuzione sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.