INCONTRO / CONFERENZA STAMPA
Venerdì 12 settembre, ore 10:30
Uffici del Parlamento europeo a Roma,
via IV Novembre, 149 - ROMA
BREVETTI SOFTWARE:
NO ALLA BREVETTABILITA’ DELLE IDEE
I FATTI PRINCIPALI
Juan Carlos De Martin
SOFTWARE E DIRITTO D'AUTORE
I programmi per calcolatore (software) sono legalmente protetti dal diritto d'autore (copyright): il programmatore, cioe', controlla la pubblicazione, l'esecuzione, la copia, eccetera, di un programma che ha scritto allo stesso modo in cui un compositore controlla una sua sinfonia, o uno scrittore un suo romanzo.
Cio' che viene protetto e', quindi, lo specifico programma scritto da un programmatore, non le idee che stanno alla base del programma. Allo stesso modo, compositori e romanzieri hanno facolta' di impedire che vengano effettuate copie illegali dei loro lavori, ma nessuno scrittore puo' brevettare, per esempio, l'idea di scrivere delle vicende di una coppia di fidanzati lombardi del '600, ne' alcun pittore l'idea di ritrarre donne che sorridono un po' misteriose.
Qualunque programmatore puo' trasformarsi in imprenditore informatico senza preoccupazioni di ordine legale: basta che componga i suoi programmi utilizzando codice di cui detiene il copyright (perche', per esempio, ne e' l'autore) o il cui copyright ne consente l'utilizzo (software libero).
SOFTWARE E BREVETTI
In altri campi (meccanica, chimica, ecc.) le innovazioni possono essere protette dallo strumento del brevetto. Il brevetto garantisce all'inventore il diritto esclusivo di sfruttare la sua invenzione per un periodo di tempo limitato (normalmente 20 anni). Questa forma di monopolio esiste perche' si ritiene che incentivi l'innovazione, beneficiando cosi' la societa' nel suo complesso.
In Europa, la Convenzione di Monaco del 1973 esclude esplicitamente il software dal campo di applicazione del brevetto (art. 52).
In altre parole, si riconosce che il software non e' un campo della tecnologia, ma della scienza.
Negli anni successivi al 1973, l'Ufficio Brevetti Europeo (in inglese, lo European Patent Office, EPO) rispetta la Convenzione e non concede alcun brevetto software.
Negli anni '80 del secolo scorso, negli Stati Uniti ---paese guida della rivoluzione informatica--- inizia un processo che progressivamente allenta i limiti che fino a quel momento avevano impedito i brevetti software.
Poco dopo, anche l'Ufficio Brevetti Europei inizia a cambiare la sua politica e comincia a rilasciare brevetti software. Sono, pero', brevetti di valore legale molto debole a causa della Convenzione di Monaco.
A meta' anni '90, l'Ufficio Brevetti e Marchi USA (USPTO) ----contro il parere della maggior parte dell'industria informatica americana--- adotta pienamente i brevetti software. Rende, inoltre, legali i brevetti su “metodi di fare affari” (business methods patents, come il controverso “1-click shopping” di Amazon.com). Vedono la luce decine di migliaia di brevetti software, perlopiu' su idee semplicissime quando non banali: di fatto, la maggior parte delle idee alla base dell'informatica, frutto di decenni di lavoro collettivo di centinaia di migliaia di ricercatori e programmatori (spesso pagati con soldi pubblici) vengono privatizzate.
L'Ufficio Brevetti Europei intensifica l'emissione di brevetti software, rilasciati soprattutto a multinazionali nord-americane e giapponesi. Rimane sempre l'ostacolo della Convenzione di Monaco, che porta molti tribunali europei a dichiarare non validi i brevetti software.
A inizio secolo, negli Stati Uniti, le storture e i danni prodotti dai brevetti software e business methods sono oggetto di un numero crescente di studi e di iniziative. Appare con sempre maggior evidenza che i brevetti software sono utilizzati ---da chi puo' permettersi i relativi, elavatissimi costi--- come strumento di lotta commerciale per vie legali. Termini come “brevettazione strategica” (strategic patenting), “campo minato di brevetti” (patents minefields), “roveti brevettuali“ (patent thickets) e “brevetti siluro” (submarine patents) entrano nel linguaggio industriale.
SOFTWARE E DIRETTIVA EUROPEA
Febbraio 2002: Ignorando le critiche che montano negli USA, l'Unita' Proprieta' Industriale della Commissione Europea allestisce una proposta di Direttiva E.U. sulla brevettabilita' del software (COM(2002)92). Di fatto, nonostante generiche assicurazioni del contrario, si vuole eliminare l'ostacolo rappresentato dalla Convenzione di Monaco per arrivare alla piena legittimazione dei brevetti software nel territorio dell'Unione.
La proposta viene affidata alla Commissione Affari Legali e Mercato Interno (JURI); relatrice: la laburista inglese Arlene McCarthy, che si dimostra subito fortemente a favore dell'estensione del campo di applicazione dei brevetti e, quindi, della direttiva.
Moltissimi cittadini europei, pero', non concordano affatto. L'opposizione alla proposta di direttiva e', infatti, ampia e intensa: in breve tempo, si raccolgono 150.000 firme in tutta Europa, inclusi gli amministratori delegati di 2.000 aziende, 25.000 programmatori ed ingegneri, 2.000 ricercatori, 180 giuristi. Diverse petizioni di eminenti scienziati ed economisti vengono inviate ai Parlamentari Europeo e alla stampa internazionale.
L'on. McCarthy viene piu' volte invitata a discutere pubblicamente la proposta di direttiva, ma senza successo. Diverse lettere aperte, con precise domande tecniche relative agli effetti della proposta di direttiva, rimangono senza risposta.
Gennaio 2003: Le Commissioni Cultura (CULT) e Industria-Commercio (ITRE) del Parlamento Europeo criticano la proposta di direttiva e propongono numerosi emendamenti volti a limitarne fortemente l'impatto.
L'8 maggio 2003 una conferenza al Parlamento Europeo di Bruxelles mette in evidenza quanto le piccole e medie imprese europee di informatica (alcune note in tutto il mondo, come Opera e MySQL) siano nettamente contrarie alla proposta di direttiva.
Nel giugno del 2003, l'on. McCarthy ---terminati i lavori della Commissione JURI con la proposta di alcuni amendamenti che non cambiano la sostanza della direttiva--- tenta di anticipare al 1 luglio 2003 la votazione della Direttiva da parte del Parlamento in seduta plenaria, votazione originariamente prevista per inizio settembre 2003. Il tentativo fallisce.
Il 27 agosto 2003 una nuova manifestazione-conferenza al Parlamento Europeo di Bruxelles evidenzia la netta opposizione degli informatici europei (imprenditori, ricercatori, semplici cittadini) alla proposta di direttiva.
A fine agosto 2003 le forti divisioni all'interno dei principali schieramenti politici e i rinnovati sforzi di chi si oppone alla direttiva producono un nuovo slittamento del voto alla seconda meta' di settembre 2003.
SE LA DIRETTIVA PASSASSE
PICCOLE E MEDIE IMPRESE: Con l'introduzione dei brevetti sul software, un programmatore non solo dovrebbe essere in grado di sviluppare il programma da zero, ma dovrebbe anche assicurarsi che il suo codice non violasse nessuno delle decine di migliaia di brevetti software esistenti. Di fatto, un'assoluta impossibilita' per tutti tranne che per le grandi aziende, che i brevetti altrui o li ignorano, grazie ad accordi di cross-licensing (tu usi i miei brevetti e io uso i tuoi), o li pagano, grazie alle loro ingenti risorse. Finirebbe, quindi, l'industria informatica cosi' come la conosciamo oggi. La figura, per esempio, dello studente che diventa imprenditore diventerebbe rapidamente un ricordo del passato.
INNOVAZIONE: L'esplosione di innovazione di questi ultimi decenni verrebbe seguita da una fase in cui chi e' gia' in posizione di forza deciderebbe ---a seconda dei suoi interessi--- se, come e quando permettere l'introduzione di nuove tecnologie. In altre parole, gli innovatori di ieri (per lo piu' americani) avrebbero acquisito gli strumenti per controllare gli innovatori di domani (noi). I monopoli informatici verrebbero ulteriormente rafforzati.
SOFTWARE
LIBERO: il software libero ---per
esempio, Linux, frutto del lavoro di migliaia di
programmatori di tutto il mondo (molti dei quali europei, a partire
da Linus Torvalds)--- sta facendo molto per ridurre la dipendenza
dell'Europa da monopoli informatici extra-europei.
Sta,
inoltre, permettendo ai paesi meno sviluppati di tutto il mondo non
solo di essere utenti di informatica, ma anche, in diversi casi, di
produrre informatica, una capacita' cruciale per sostenere il loro
sviluppo futuro. Se la direttiva passasse, il software libero
diventerebbe vulnerabile ad azioni legali basate sull'infrazione
di brevetti.
Roma,
12 settembre 2003